[fumetto]
Barnaby
L'assunto di partenza è semplice quanto incontestabile, i bambini delle fiabe sono spesso protetti da classiche fate madrine pronte ad esaudire i desideri con un semplice tocco di bacchetta magica in un tripudio di stelline dorate. Ma come sarebbero le fiabe se esistessero i fati padrini?
Barnaby è un godibilissimo fumetto in strisce datato 1942 realizzato da Crockett Johnson ed ambientato negli Stati Uniti durante la seconda guerra mondiale (ma solo in rari casi il periodo storico sarà evidente e significativo per la narrazione, come nell'episodio La prova di oscuramento).
Barnaby è un bambino vispo ed intelligente che vive in una famiglia borghese con un padre ed una madre che gli vogliono bene ma sembrano essere abbastanza distanti, incapaci di stargli vicino e giocare con lui, di dedicargli del tempo (per quanto spesso non facciano altro che stare seduti in poltrona a leggere od ascoltare la radio).
Nella prima avventura (sebbene il fumetto sia in strisce è possibile raggruppare sequenze di strisce in episodi, il primo episodio è conosciuto come Arriva Mr. O'Malley), nella prima striscia, la mamma di Barnaby legge al bambino, prima di andare a letto, una fiaba in cui è presente una fata madrina. Chiaramente anche Barnaby vorrebbe una fata madrina ed esprime questo desiderio a sua madre. Quella notte stessa il suo desiderio è quasi esaudito, infatti piomba dalla finestra della sua cameretta, esattamente ai piedi del suo letto, uno straordinario Fato Padrino.
Personaggio pittoresco e surreale il Fato Padrino si chiama Jackeen J. O'Malley, ma è comunemente conosciuto come Mr. O'Malley, è piuttosto basso (ha la stessa altezza di Barnaby), veste un paltò verde, ha costantemente un cappello in testa ed ha un paio di ali rosa piuttosto esigue che gli spuntano dalle spalle. Fin dalla prima apparizione fa ricorso ad una bislacca esclamazione che usa in continuazione, "Cushlamochree", termine derivante dal gaelico irlandese dalla frase "cuisle mo chroide" chee letteralmente vuole dire "vena del mio cuore".
Inoltre il Fato Padrino usa come bacchetta magica il sigaro che fuma costantemente (eh sì, improbabile vedere fate madrine capaci di dare simili cattivi esempi). Ingenuamente presuntuoso e sicuro di se e dei propri mezzi, favorito dall'incondizionata fiducia del piccolo Barnaby, Mr. O'Malley non mancherà di creare involontario scompiglio rendendo al tempo stesso interessanti e piacevoli le giornate del bambino.
Barnaby non ha remore a raccontare ai genitori del suo nuovo amico, ma i suoi genitori non possono far altro che essere preoccupati dal fatto che Barnaby consideri O'Malley un essere reale, mentre per loro non è altro che un frutto dell'immaginazione del piccolo. E man mano che questo fantasia "eversiva" del bambino diventa più invadente i genitori si decideranno a prendere dei provvedimenti.
E' naturale che i genitori non riescano a vedere Mr. O'Malley. O meglio, ogniqualvolta Barnaby cerchi di far incontrare il suo fato padrino con i genitori o con altra gente ci sarà qualche contrattempo che impedirà il fatidico incontro. In realtà, in alcuni casi i genitori intravedono Mr. O'Malley (o ne ascoltano la voce) ma non si tratta mai di incontri in prima persona, e pertanto sono incontri confutabili (ad esempio una volta vedono "un bambino infagottato in un cappottone, con una maschera ridicola... degli affari rosa sulla schiena... Non più grande di Barnaby" che si allontana).
Ed è così che il piccolo Barnaby viene portato persino da uno psicanalista per "bambini troppo fantasiosi", lo psicanalista A.A. Smith che tenterà di valutare i motivi (chiaramente "scontati") della fervida immaginazione di Barnaby attraverso una serie di semplici giochini e test, che dovrebbero essere completati "seguendo le regole prescritte". Chiaramente interverrà sempre Mr. O'Malley, il Fato Padrino, a scompigliare l'esito di tutti i test realizzati con profonda cura da Barnaby. E la diagnosi non potrebbe essere più chiara, Barnaby non vede con sufficiente prestigio l'immagine del padre ed il fato padrino è la rappresentazione idealizzata di un padre assente che Barnaby ha creato per avere vicino il proprio genitore.
E così seguiranno episodi in cui il padre cercherà, con esiti non eccelsi, di stare più vicino a Barnaby e poi episodi in cui si affacceranno nuovi personaggi, sempre nel rispetto della regola che vuole impossibile l'incontro tra O'Malley e gli adulti, ad ampliare il respiro del fumetto. Vedremo così alcuni bizzarri amici di Mr. O'Malley come Launcelot McSnoyd (che, in effetti, non vedremo ma ascolteremo soltanto), un elfo irlandese con la erre moscia che ha deciso di rendersi invisibile e che individueremo solo grazie al baloon che parte al di sopra della sua testa (un classico "amico invisibile" dei bambini dunque). Ci saranno poi i nuovi vicini di casa di Barnaby, con una graziosa e gentile bambina di nome Jane Shultz (ma guarda un po', sembra che la bambina, famosa per avere i piedi per terra, veda anche lei il caro Fato Padrino), Martino, un cane che entra a far parte della famiglia (un cane parlante ovviamente: "Perché non ci hai detto che sai parlare?", "Forse non ho mai provato", ma anche lui non parlerà davanti ai genitori).
I personaggi sono ancora tanti, in gran parte straordinari amici di Mr. O'Malley, Gus un fantasma terribilmente fifone, Atlante il gigante mentale (basso di statura ma mentalmente inarrivabile) che riesce a rispondere a qualsiasi domanda grazie al suo regolo calcolatore.
Insieme Barnaby ed il suo fato padrino (spesso accompagnati dai tanti nuovi amici) vivranno molte avventure, alcune minimaliste altre un po' più movimentate, ma sempre affascinanti ed equilibrate. Dalla coltivazione di un orticello (O'Malley darà dei semi a Barnaby da utilizzare al posto di quelli affidatigli dal padre), alla ricerca del padre di Martino, da avventure "quasi poliziesche" in cui O'Malley contribuirà involontariamente all'arresto di pericolosi malviventi alle vicende inerenti la candidatura politica dello stesso Mr. O'Malley.
Il fumetto di Barnaby è profondamente divertente, ma il suo carattere peculiare è il tono con cui sono narrate le storie, costantemente calmo, pacato, equilibrato con un humor piacevolissimo e delicato ma al contempo (e sicuramente anche grazie al tono distaccato con cui sono narrati gli eventi) capace di essere graffiante e pungente, si veda il modo abile e naturale con cui il fumetto ci disegna le pecche dei genitori di Barnaby, o la feroce ironia nascosta nel personaggio dello psicanalista per bambini (che ha appeso al muro un poster su cui campeggiano Ego, SuperEgo e Inconscio) od ancora il modo in cui sono dileggiati i candidati elettorali ed i "vizi" delle elezioni politiche.
Certo il fatto che Mr. O'Malley ed i suoi amici non siano visibili agli adulti sembra derivare più da un'incapacità di questi ultimi di vedere le cose che non dall'essere li stessi frutto della fantasia dei bambini.
Il fumetto di Barnaby ha fatto prima una rapida apparizione in Italia nel 1947 sulle pagine della rivista dalla breve vita "Il politecnico" diretta da Vittorini. E' poi tornato in Italia dopo diversi anni (nella seconda metà degli anni 60) sulle pagine della neonata prestigiosa rivista di fumetti linus, sembra con scarso interesse da parte dei lettori (forse ancora non preparati, lo stesso Krazy Kat di Herriman non riscuoteva grande successo sulle pagine della rivista). Successivamente al personaggio sono stati dedicati due volumi della collana Oscar Mondadori, il numero 293 (Barnaby) dell'agosto 1970, con una interessante prefazione firmata da Oreste del Buono, ed il numero 703 (Barnaby e Mr. O'Malley) dell'agosto 1976.
Si possono notare diverse affinità di Barnaby con altri fumetti successivi aventi ad oggetto le vicende di bambini, utilizzate con più piani di lettura per rappresentare anche vizi e virtù degli adulti. Rispetto ai filosofici Peanuts, Barnaby non ci mostra un mondo vincolato ai soli bambini in quanto gli adulti sono presenti (sebbene raramente facciano una bella figura). Un fumetto che sembra avere molti punti di contatto con Barnaby, almeno nei presupposti formali, è lo splendido Calvin & Hobbes di Bill Watterson: Hobbes, la tigre di pezza del piccolo Calvin, prenderà vità come inesauribile compagno di giochi e di baruffe solo quando nessuno sarà presente vicino a Calvin (in quel caso nemmeno gli altir bambini saranno in grado di vedere Hobbes "in azione"). Il gioco del "capro espiatorio" responsabile di ogni marachella ed il gioco di una fantasia infinità che aiuti ad incontrare personaggi e luoghi fantastici resta invariato, chiaramente bilanciato dagli anni e dalla sensibilità personale che separa i due lavori. Inoltre, l'immagine del piccolo Barnaby sdraiato nel suo letto di fianco alla finestra da cui si affacciano le stelle non può non far venire in mente il piccolo Nemo pronto ad affrontare i suoi viaggi in Slumberland, dove la fantasia non ha confini.
(13/06/2009)