[storia]
La corona di Ogotay
Galleria immagini
La corona di Ogotay è il diciannovesimo episodio lungo della saga fantasy-fantascientifica di Thorgal nata dall'arte della coppia Rosinski / Van Hamme, che realizza anche quest'avventura, originariamente pubblicata nel novembre del 1995. L'episodio ha la lunghezza classica di 46 tavole.
Nell'episodio La corona di Ogotay continua il ciclo di Shaigan senza pietà, ma gli eventi narrati procedono in maniera delirante, tra sbalzi temporali e morti improvvise ed imprevedibili. La struttura narrativa pare contorcersi su stessa per rispondere all’inno gattopardiano “tutto cambia perché nulla cambi”. Al centro della complessa sceneggiatura di questa storia troviamo il figlio primogenito di Thorgal, che lotta disperatamente per salvare la sua famiglia, ed essendo rimasto solo, può soltanto chiedere aiuto ad una versione di se stesso proveniente dal prossimo futuro, grazie all’utilizzo di un singolare strumento, il viaggiatore, che permette balzi temporali e dimensionali.
L’immagine classica della macchina del tempo, fatta di leve, congegni più o meno arzigogolati, ghiere ed ingranaggi, qui viene sostituita da uno strumento semplice nella foggia (Jolan stesso lo definirà "una specie di bastone") ma efficacissimo nei risultati. I viaggi spazio temporali permetteranno a Jolan, guidato e usato da Jaax il viaggiante, di recuperare la corona di Ogotay dalla terra degli XinJin (vedi il ciclo del Paese di Qâ), ma l’intraprendente figlio di Thorgal deciderà di sfruttare la ghiotta occasione capitatagli per salvare la sua famiglia. Alla fine sembrerebbe anche riuscirci…ma sarà veramente così? Molti misteri restano celati tra le pieghe del tempo di questo fantascientifico multiverso.
Questo episodio è contraddistinto dai ritmi serrati e da eventi che si susseguono vorticosi. Il tempo stesso viene compresso e dilatato sino quasi al punto estremo di rottura. La storia non ha l’immediata, diretta, linearità di alcuni dei precedenti episodi, ma piuttosto procede in maniera complessa e, a tratti, convulsa non mancando, però, di attirare il lettore nelle sue claustrofobiche spire. Il tema portante torna ad essere quello di carattere prettamente fantascientifico, che in questo caso surclassa gli aspetti di tipo epico e storico.
Il tema dei paradossi temporali, già caro a Van Hamme, viene ripreso in questo episodio e portato magistralmente all’estremo come omaggio alla “Macchina del tempo” di H.G. Wells e a tutto un filone della letteratura Sci-Fy. Ma il tema dei viaggi del tempo, dei balzi interdimensionali, del multiverso è stato sfruttato a pieno in tutta la narrativa fantastica: da Mark Twain (Un americano alla corte di re Artù) ad A. Conan Doyle (Il mondo perduto) sino a Valerio Evangelisti (la saga di Eymerich l’inquisitore) passando ovviamente per Micheal Moorcock. Nel fantasy abbiamo altri innumerevoli esempi: dal ciclo di Landover di T. Brooks, a “Le Cronache di Ambra” di R. Zelazny sino al ciclo barsoomiano di Edgar Rice Burroughs; dal ciclo di Deverry di K. Kerr, a Le cronache di Thomas Covenant l’incredulo di S.R. Donaldson, senza dimenticare il più recente ciclo di Hyperversum di Cecilia Randall.
Insomma, quello dei paradossi temporali sembra essere una fonte inesauribile di ispirazione che travalica i generi della letteratura sino a giungere ad essere utilizzato più volte anche nella nona arte. Van Hamme e Rosinski, dunque, non potevano non cimentarsi con i salti nel tempo e nello spazio (per altro già presenti su altre storie, come ad esempio nell'episodio Il Signore delle Montagne) che lo sceneggiatore descrive come: “stimoli che torturano piacevolmente le meningi ma che, come la dinamite, vanno manipolati con estrema attenzione”.
L'episodio La corona di Ogotay viene pubblicato direttamente in volume nel 1995 per Editions du Lombard.
(18/06/2017)
