[storia]
Totentanz
Totentanz ovvero La danza della morte o anche Danza Macabra. Una immagine ricorrente nella pittura e nell'incisione quella della morte che danza con principi e re, contadini e soldati, leggiadre fanciulle e vecchi avari, trascinandoli via con se, allegoria mediovale della ineluttabilità della morte e dalla futilità e vanità delle glorie umane.
Il titolo, che sicuramente vuole rendere omaggio all'omonimo racconto breve di Dino Battaglia, è decisamente indicato per identificare una delle più affascinanti storie di Dylan Dog, una sorta di Antologia di Spoon River in chiave horror (in cui oltre alla citazione di Edgar Lee Master non può mancare quella di Fabrizio de André). E non mancherà nemmeno La ballata degli impiccati di Francois Villon liberamente tradotta da Tiziano Sclavi.
Si tratta di una storia speciale perché è la prima ad essere pubblicata in grande formato sulla neonata collana con cadenza annuale Dylan Dog Gigante nel 1993.
Ai pennarelli, a giocare col nero della notte ed il bianco della luna che si riflette sul marmo delle lapidi, si trova il grande Giampiero Casertano, profondamente ispirato. Ai testi troviamo chiaramente Tiziano Sclavi, ma al soggetto collabora anche Mauro Marcheselli.
Dylan Dog si ritrova a vagare, senza capirne il motivo, in piena notte in un cimitero sconsacrato in collina, fra lapidi immerse nell'erba mentre un vento ulula incessante e muove le fronde degli alberi. Una bellissima ragazza, diafana ed eterea, si aggira tra le tombe lasciando fiori su quelle lapidi abbandonate. Il suo nome è Hope (letteralmente Speranza). Non sembra avere timore a girovagare in piena notte in un cimitero sconsacrato.
Dylan non capisce come mai si trova lì e quale sia il suo ruolo, ma ben presto inizierà a vedere altre persone oltre alla ragazza. Fantasmi, i fantasmi dei defunti sepolti in quella terra che vogliono raccontare la loro storia. Un marito distrutto dal dolore per la morte della moglie portata via da un terribile male. Un uomo solo che ha cercato il suo futuro ed il suo passato in una sfera di cristallo da luna park. Un ragazzino chiuso in un lager nazista sottoposto agli esperimenti di folli medici nazisti. Capirà che il suo ruolo è ascoltare le voci dei morti, incontrare i fantasmi di tante tristi storie, angoscianti e oscure, alcuni orrori quotidiani ed altri orrori straordinari. Un sergente dei 600 di Balaklava a cui appare un angelo consigliandogli di non condurre i suoi uomini alla carica l'indomani. La triste pagina di storia de La carica dei 600, in cui a Balaklava il 25 ottobre 1854 persero la vita 600 uomini. Ed ancora tante altre storie, ricolme di citazioni, ispirate dalla graffiante ironia di Jonathan Swift (gli abitanti di un villaggio che crescono i bambini per mangiarli) o dalla ballata degli impiccati di Francois Villon.
I morti che dormono sulla collina sono tanti, giovani e vecchi, poveracci o generali, vittime e serial killer. Dylan Dog dovrà rivivere le loro vite, disperandosi, cercando un perché e aspettando con ansia la fine di questa interminabile notte.
La struttura del racconto è quella del fumetto ad episodi collegati da un filo conduttore, come è naturale che sia data la scelta di rappresentare le tante oscure morti di ignoti personaggi.
Ma le sorprese non sono finite. Mentre Groucho dorme tranquillamente nel suo letto, sognando le sue inarrestabili battute e freddure, a Dylan resta da chiarire chi sia la bella Hope che si aggira leggiadra fra le lapidi ed a cui concederà un appassionato bacio, e soprattutto perché tutti i defunti, ad un certo punto, accuseranno Dylan di essere il loro assassino.
Una notte da cui Dylan sarà probabilmente lieto di risvegliarsi e che lascerà in dono a noi lettori, nell'ultima vignetta, un fiore della bella Hope.
Come nell'omonimo fumetto di Battaglia troviamo una filastrocca, una canzone a fare da sottofondo alla storia, ma laddove nel fumetto di Battaglia le strofe erano quelle ineluttabili della Danza Macabra qui i versi scritti da Sclavi rappresentano un omaggio alla canzone Dormono sulla collina di Fabrizio de André, liberamente ispirata all'Antologia di Spoon River di Edgar Lee Master.
Una storia affascinante e splendidamente disegnata, composta delle canoniche 94 tavole che contraddistinguono i fumetti Bonelli, valorizzata alla sua prima uscita nel gennaio del 1993 dalle grandi dimensioni del volume su cui è stata pubblicata, l'Albo Gigante di Dylan Dog n. 1. Ristampata successivamente varie volte in versioni dai diversi formati viene riproposta per la prima volta a colori nel primo volume della collana 100 anni di fumetto italiano.
(22/09/2009)