[storia]
La dalia azzurra
Dall'incontro fra il lucido scrittore de Il grande sonno e La fiamma del peccato ed il cinico e dissacrante creatore di Absolut, Suor Dentona e il dottor Gek ci si poteva aspettare un gioiello del fumetto noir, lucido, cinico e disincantato. Purtroppo la storia de La dalia azzurra non è un gioiello del genere noir, pur essendo Raymond Chandler un maestro del genere. Del resto la stesura della storia è abbastanza insolita, scritta durante le riprese del film tratto dalla sceneggiatura stessa e bloccato da una crisi creativa dello scrittore, costretto a scrivere in tempi serratissimi per le esigenze di produzione. Questa confusione si nota nell'evoluzione della storia, un po' contorta e non particolarmente originale.
Tre reduci di guerra tornano al proprio paese, sufficientemente disadattati ed impreparati al cambiamento avvenuto nel mondo che li circonda e nelle persone che conoscevano. Buzz ha una placca in testa dovuta ad una ferita di guerra, è violento ed irascibile ed il suo cervello ogni tanto perde qualche colpo, George è un uomo equilibrato e di buon senso che cerca di tenere a bada ed assistere l'amico Buzz; entrambi sono soli, senza una famiglia ad aspettarli al loro ritorno. Johnny, il comandante, è il più "fortunato" dei tre perché ha una bella moglie che aspetta il suo ritorno...
Mentre Buzz e George trovano un appartamento dove abitare, Johnny torna a casa dalla moglie e si ritrova nel bel mezzo di un party. Scopre che la moglie ha ottenuto un po' di successo, lo tradisce con Eddie Harwood, proprietario del locale notturno "La dalia azzurra", ed è responsabile della morte del loro bambino. E' troppo... Johnny si allontana deciso a fuggire lontano e viene raccolto sotto una pioggia torrenziale da una avvenente donna bionda, destinazione Malibu. Nel frattempo, com'è inevitabile in ogni noir che si rispetti, salta fuori la vittima. La moglie di Johnny viene trovata morta, riversa sul divano, una pistola da marine per terra. L'assassino ha cercato di inscenare un suicidio ma la messa in scena non convince la polizia. I sospetti sono passati al setaccio. L'indiziato numero uno, il marito Johnny, non è reperibile, risulta fuggito nella notte per chissà dove, senza lasciare traccia. Gli altri presunti colpevoli sono Eddie Harwood, il proprietario de "La dalia azzurra" e l'investigatore dell'albergo dove abitava la vittima, entrambi interrogati dalla polizia. Sono sottoposti ad interrogatorio anche i due amici di Johnny.
Nel frattempo saltano fuori nuovi personaggi, individui ambigui, doppiogiochisti e truffatori. I personaggi del fumetto, quasi tutti cinici e disonesti, cercano di farsi le scarpe a vicenda in una girandola di eventi e colpi di scena di varia natura. Nel finale i presunti colpevoli si susseguono, fra confessioni vere e false fino allo scioglimento del mistero. La struttura delle tavole è abbastanza geometrica, quasi tutte sono costruite con nove vignette delle stesse dimensioni. Scòzzari non ama la sceneggiatura di Chandler che è costretto a disegnare ("roba pietosa... non stava in piedi... dialoghi inconsistenti... era solo una faccenducola di reduci e mogli troie"), e dopo un inizio abbastanza realistico con una narrazione abbastanza logica e sequenziale si diverte ad aggiungere un po' di scozzariano a tavole e vignette: rende i personaggi più grotteschi e antropomorfi, decide di sperimentare con disegni e testi, riempie le vignette di elementi di secondo piano assurdi e folli, quadri e cravatte cambiano forma da una vignetta con la successiva, i baloon assumono le forme più assurde adattandosi alle esigenze della narrazione ed escono dai posti più impensati, la deformazione interiore dei personaggi si adatta a quella esteriore, le vignette raggiungono maggior sintesi ed efficacia e dicono molto più di quanto dica la storia. Nei riassunti che precedono ogni capitolo Scòzzari dileggia la storia ed inveisce contro Chandler e contro se stesso che si adatta a disegnarla. Nell'ultima tavola Scòzzari uccide Chandler infilzandolo con 365 matite, una per ogni giorno perso a disegnare la sua sceneggiatura ("un anno della mia vita... a disegnare le sue porcate").
Nonostante le proteste dell'autore il fumetto merita di essere letto per riscoprire uno Scòzzari d'annata. Pur non essendo un capolavoro è un fumetto godibile ed interessante, che non deve essere letto tenendo d'occhio solo la trama bensì gli esperimenti e le trovate ideate da Scòzzari per rendere più personale l'opera.
(01/12/2008)