Milo Marat

Milo Marat - Un folle investigatore del fumetto di Bonvi e Gomboli

[fumetto]

Milo Marat


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Un nuovo esilarante personaggio a fumetti di Bonvi prende vita nel 1973 direttamente per il mercato francese. In quegli anni infatti la rivista francese di fumetti Pif Gadget chiede a Bonvi e Mario Gomboli un personaggio inedito per ragazzi da ospitare sulla propria rivista.

La risposta dei due autori non si fa attendere, e la stravagante coppia, entusiasta dell'opportunità di periodiche gite fuori porta a Parigi, imbastisce le poliziesche e misteriose avventure di Milo Marat. La creazione del personaggio da parte della coppia di autori è descritta in seguito da Bonvi col suo consueto umorismo in modo colorito e divertente, ironizzando su una fantomatica improvvisa fuga di Gomboli verso il servizio militare con conseguente abbandono dei suoi doveri di sceneggiatore ("Gomboli, oltre a scrivere sceneggiature schifose, NON ha aggiustato le finestre dell'appartamento di Bonvi, in Rue des Boulangers, 36, rivelandosi un bluff anche come architetto").

Concettualmente le avventure di Milo Marat non sono troppo dissimili da quelle di un altro personaggio di Bonvi, Nick Carter. Infatti al centro delle vicende, tutte concluse in poche tavole (solitamente un episodio di Milo Marat occupa circa 6-7 tavole), si situano degli intrighi misteriosi che toccherà all'eroe di turno svelare, nel nostro caso all'intrepido investigatore Milo Marat. Quando nessuno è più in grado di risolvere un caso intricato, non la polizia né l'esercito, allora è il momento di chiamare Milo Marat. L'ambientazione degli episodi è più attuale rispetto a quella dei ruggenti anni '40 che caratterizza Nick Carter mentre le trame delle storie, forse poco più lineari, sono ugualmente surreali.

La fatidica telefonata a Milo Marat arriverà sempre mentre il protagonista sarà impegnato in qualche attività ben poco eroica come nella quotidiana rasatura della barba, nella preparazione di un modesto uovo al tegamino (con indosso il grembiule da cucina di ordinanza) o addirittura mentre in mutande sarà intento a rammendare i pantaloni. Le missioni da compiere sono astruse e bizzarre ruotando intorno a minimaledizioni di microfaraoni, furti di buddha tristi, rapimenti di altissimi giocatori di pallacanestro o sparizioni di statue di mostri dal museo degli orrori di un luna park.

Al contrario di Nick Carter, Milo Marat non ha assistenti ma non sempre svolge le indagini in autonomia, non disdegnando l'occasionale aiuto di qualche amico, come lo stralunato pilota d'aerei Lindy (diminutivo di Lindbergh ovviamente, per la precisione Charles Zeppelin Lindbergh Wright) o il gigantesco e neanderthaliano Groggy (ispirato nelle fattezze all'amico sceneggiatore Alfredo Castelli).

Mentre la fisionomia del biondo protagonista è plasmata, come accade spesso, su quella del disegnatore Bonvi, le fattezze del cattivo di turno, il perfido La Mustache (La Moustache nell'originale francese), dovrebbero essere plasmate su quelle del co-autore Mario Gomboli. Ma il temibile Moustache lo vedremo sempre di spalle quasi esclusivamente nell'ultima vignetta di ogni episodio mentre recrimina contro i suoi adepti per l'infruttuoso esito delle sue nefaste imprese. E per questo resteremo anche col dubbio se il personaggio possieda, come naturalmente ci attenderemmo, un vistoso paio di baffoni a manubrio. Quel che è certo è che tale caratteristica fisica è l'elemento distintivo dei membri della sua banda, per il resto completamente identici tra di loro, come i componenti della disneyana Banda Bassotti. I componenti della banda si caratterizzano anche per l'insolito verso onomatopeico prodotto: "moust, moust, moust" (o "must, must, must" nella traduzione italiana). Il perfido La Moustache ha il suo quartier generale, come ogni cattivo che si rispetti, nei sotterranei della città, tra fogne, ratti e tubature.

Caratteristica fondamentale delle folli trame degli episodi di Milo Marat è il finale beffardo in cui tutte le aspettative del racconto sono disattese e l'obiettivo dei furti e delle rapine della banda Moustache è svelato palesando caratteristiche surreali. Così il furto di filigrana dalla zecca di stato avrà come obiettivo semplicemente la creazione di aeroplanini di carta mentre la sottrazione di un prezioso e raro busto di Buddha triste avrà come unico fine quello di ottenere una bacinella da porre sotto i gocciolanti tubi del sotterraneo per arginare un problema di tubature sino al provvidenziale intervento dell'idraulico.

Chiaramente la vena surreale non è presente solo nel finale delle storie, percorrendo tutto lo svolgersi degli episodi, popolati di personaggi assurdi e grotteschi, carichi di idee strampalate, naturale parto della folle ed affiatata coppia Bonvi-Gomboli. Non mancano toni più irridenti e sarcastici, ad esempio nella descrizione della ottusità di militari ed esercito.

Il fumetto approda quasi subito anche in Italia, nel 1974, sulle pagine del Corriere dei Ragazzi, ma con il nome variato, chissà poi perché, in Jolly Flipper.

Nel 1991 un volume antologico è dedicato a Milo Marat da Massimo Baldini Editore, si tratta del secondo volume della collana Moby Dick dal titolo Le follie di Milo Marat, che ospita 9 episodi del personaggio creato da Bonvi e Gomboli.

(14/09/2012)

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